lunedì 31 maggio 2010

Due Domande al Prof. Lelio Alfonso

1) Se i quotidiani on-line diventeranno a pagamento, come ormai sembra certo, non c'è il rischio che il conseguente calo dei lettori provochi un effetto a catena facendo diminuire la pubblicità e gli introiti da essa derivanti?

Le sfide tecnologiche hanno sempre un margine di rischio. Il trend discendente che colpisce l'editoria tradizionale, ovverossia cartacea, è ormai strutturale e quindi è necessario, da parte degli editori e del mercato pubblicitario, trovare nuovi sbocchi. Una informazione di qualità ad alto valore aggiunto a pagamento, con una informazione di base aggiornata gratuitamente sarà probabilmente il giusto mix, tenendo anche conto dei devices utilizzati.

2) Secondo lei i quotidiani on-line a pagamento riscuoeteranno successo nonostante l'esistenza di siti di news, blog e siti di professionisti gratuiti?


Il brand "storico" delle testate online non è necessariamente garanzia di successo ma è comunque una buona base di partenza. Più concorrenza ci sarà, meglio sarà per tutti. Già sono in rete ottimi siti di informazione e blog di prim'ordine. E' il nuovo modo di formare giornalisti bravi e competenti.

giovedì 27 maggio 2010

Comunicazione istituzionale

Scusate, ma mi sono perso l'ultima lezione e quindi devo copiare per aggiornare il programma. Spero di poter contraccambiare in futuro e per correttezza pubblico la fonte che è il blog "...nessuno è perfetto".

Un comunicatore sa di essere condizionato dal suo datore di lavoro; un giornalista, invece, dovrebbe rispondere solo ai suoi lettori, ma è comunque condizionato dalle circostanze e dal tempo.
Informare, al contrario di comunicare, non presuppone un interesse diretto nei contenuti da parte dell'autore; la comunicazione esige la presenza di un'intenzione reciproca tra i soggetti e il riconoscimento reciproco come interlocutori.
La COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE riguarda l'identità di una realtà, è tutto ciò che identifica l'immagine.
La COMUNICAZIONE DI PRODOTTO non è esclusivamente privata, ma può essere anche pubblica, cioè finalizzata al consenso.
L'opacità degli altri mezzi di comunicazione rende il web vincente per quanto riguarda la possibilità di tracciare la verità. La comunicazione sul web è una comunicazione concreta, non è necessaria nessuna mediazione, arriva direttamente all'utente; dev'essere verificabile e aperta.
Esempi di comunicazione istituzionale sono la pubblicità e i comunicati stampa.
Fare i comunicatori significa avere una committenza (pubblica o privata) per produrre un risultato. Il web permette di verificare immediatamente se il messaggio è stato percepito.
La COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE PRIVATA si avvicina spesso alla comunicazione di prodotto, ma cerca sempre di tenere alti i valori del brand (marchio, leader, messaggio politico, …).
Nella home page del sito della Barilla, ad esempio, di fianco ad una spiga di grano, campeggia la scritta “Aiutiamo le persone a vivere meglio, portando ogni giorno nella loro vita il benessere e la gioia del mangiar bene” su sfondo blu, tutti elementi caratteristici dell'azienda. Subito sotto si trova la dicitura “The Italian Food Company. Since 1877.”, una sorta di comunicazione istituzionale; per avere qualcosa di più specifico, però, occorre andare nell'area “Chi siamo”. Qui, oltre ad un video pieno di scene evocative (riguardanti nascita, sviluppo e funzionamento della società), è possibile leggere la storia (ricca di immagini e approfondimenti), scoprire valore, missione e valori, avere informazioni sulle sedi (nazionali e internazionali) e sul gruppo Barilla.
Uno script è una frase precostituita per bloccare l'attenzione del cliente e si basa sulla profilatura degli utenti a cui è indirizzato.
La COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE PUBBLICA mette a disposizione della collettività una serie di informazioni, servizi e mezzi di controllo; non sempre ha un controllo aziendale forte. Non si deve trarre un guadagno, ma offrire un servizio; la comunicazione politica, che spesso viene fatta passare per istituzionale, vuole ottenere un consenso.
Il sito del Ministero della Salute, ad esempio, si apre con notizie e questioni in primo piano, quindi con informazioni e servizi di immediato interesse per il cittadino. Per sapere qualcosa di più sul Ministero è necessario andare nella sezione omonima in cui sono presenti varie sottosezioni, riguardanti: obiettivi, organizzazione, sedi, struttura.
Nella comunicazione pubblica sono fondamentali l'accessibilità e l'usabilità.
L'accessibilità è la capacità di un sito di essere fruibile con facilità da una qualsiasi tipologia di utente; riguarda ad esempio la possibilità di modificare la dimensione del carattere, scaricare documenti in vari formati, adattarsi a persone affette da disabilità.
L'usabilità è la facilità di accesso al sito; la mappa del sito è fondamentale per capirne la filosofia.
Gli alberi di navigazione dei siti degli enti pubblici italiani sono più complicati rispetto a quelli stranieri perché la struttura è antiquata.

venerdì 21 maggio 2010

Berlusca e "Gogol"

Google e la privacy: critiche da 10 Garanti europei Di Elvira Pollina

Cara Google, occhio alla riservatezza. Dieci autorità per la tutela della privacy di altrettanti paesi, Italia compresa, hanno scritto a Big G per chiedere una maggiore cautela nel trattamento dei dati personali dei propri utenti.

"Troppo spesso – scrivono i Garanti - il diritto alla privacy dei cittadini finisce nel dimenticatoio quando Google lancia nuove applicazioni tecnologiche”. Il riferimento è a Google Buzz, il social network lanciato qualche mese fa, che “ha trasformato Gmail, nato come servizio di posta elettronica one-to-one tra privati, in un social network”. Qualcosa che fin da subito gli utenti stessi avevano notato, mettendo in evidenza le situazioni imbarazzanti create da Buzz.

I contatti mail con cui ciascuno scambiava più frequentemente messaggi erano stati inseriti, in maniera piuttosto automatica, in una sorta di rete à la Facebook, in cui ognuno poteva vedere l'attività e contatti degli altri. L'obiezione è semplice: e se io non volessi far vedere agli altri che scambio mail con una certa persona? Del resto, iscrivendomi a Gmail ho aperto una casella di posta e non un account di un social network.

Ecco il motivo del “profondo turbamento” delle autorità garanti che hanno evidenziato una grave “mancanza di rispetto per le regole e le norme fondamentali in materia di privacy”. Insomma, le diverse istituzioni che in Francia, Germania, Irlanda, Israele, Italia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Spagna e Regno Unito difendono il diritto dei propri cittadini a mantenere una sfera di riservatezza chiedono formalmente a Big G garanzie per chi usa i servizi Google. In concreto: iscrizione ai servizi legata all'inserimento del minimo indispensabile d' informazioni personali, chiarezza sull'uso dei dati, possibilità di modificare facilmente le impostazioni della privacy.

La replica da Mountain View è piuttosto fredda. Google sottolinea di aver modificato, su segnalazione degli stessi utenti, il passaggio da Gmail a Buzz, rendendolo meno automatico. “Cerchiamo di garantire la massima trasparenza riguardo i dati che raccogliamo e su come li usiamo, così come cerchiamo di rafforzare in controlli sui nostri prodotti”.

Il punto fondamentale della questione è uno: rispettare la volontà dei consumatori, dando loro la possibilità di condividere o meno le informazioni che credono. L'occhio di Google , insomma, deve arrivare solo fino a dove vuole l'utente, che deve essere messo nelle condizioni di scegliere. Nel caso di Buzz c'è stata da parte di Google poca chiarezza e in molti si sono ritrovati a condividere informazioni senza volerlo.

Ma la reazione della community di Gmail dimostra che se, al contrario di quel che pensa il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, l'era della privacy non è finita è merito innanzitutto dell'attenzione degli utenti stessi. Google ha compiuto un'operazione azzardata nel trasformare - di fatto - gli account di posta in qualcosa di social ma bisogna riconoscere che la risposta alla critiche è stata tempestiva. Sicuramente più tempestiva della legittima e motivata protesta dei garanti, che arriva con un paio di mesi di ritardo.

Smartphone e iPad

Uno smartphone è generalmente considerato ogni dispositivo portatile che integra PIM (un sistema di gestione di informazioni personali) e funzionalità di telefonino nello stesso apparecchio.
Questo succede aggiungendo le funzioni di cellulari ai PDA (palmari) oppure aggiungendo funzionalità "intelligenti", come le funzioni di PDA (palmari), ad un cellulare.
Il fattore chiave di uno smartphone è che si possono installare applicazioni su di esso, anche di terze parti
Sugli smartphone ci gira un sistema operativo, il più comune è il Symbian, gli altri sono il Pam OS, Windows CE (ed evoluzioni), BREW e Linux.
L'iPad è un tablet computer prodotto da Apple in grado di riprodurre contenuti multimediali e di navigare su Internet. È inoltre retrocompatibile con le applicazioni per iPhone. Il dispositivo dispone di uno schermo da 9,7 pollici con retroilluminazione a LED e supporto al multi-touch.

Il futuro della lettura Ferrari: Così l'e-book batterà il "caro" libro

Gian Arturo Ferrari, già top manager della Mondadori e ora alla guida del Centro per il Libro e la Lettura, invece si sbilancia un pò di più. Al convegno della Laterza dedicato al saggio La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro dei libri di Gino Roncaglia, non si esercita in profezie ma invita comunque a confrontarsi con il mondo di oggi. Un mondo trasformato, in trasformazione continua e ineluttabile. Ferrari sostiene intanto che «il libro non è un prodotto naturale, bensì della storia. Esiste da poco tempo, da circa tremila anni, e nella sua forma attuale da poco più di mezzo millennio. Dunque non è sempre esistito».

Per le medesime ragioni, il libro di carta può scomparire, modificarsi, come dalle opere degli amanuensi si passò a quelle della stampa. Pertanto occorre «guardare alla realtà per quella che è. Il libro elettronico non è un supporto alla lettura». Implica semmai «un cambiamento che investe tutto l'universo del libro», i suoi attori: dagli autori agli editori, ai diffusori. Per questi motivi, per questo (forse) inevitabile mutamento, a sentire Ferrari il vero problema non è l'e-book in sé e per sé: «è un tema filosofico che dobbiamo affrontare, il tema di come cambierà la comunicazione».

L'ex direttore generale della Mondadori sceglie la filosofia. Alessandro Laterza, che fa l'editore di libri di carta, preferisce ricordare che «prima di discutere dei grandi scenari», bisognerebbe risolvere alcune questioni più terra a terra, eppure non di poco conto, dato che «è in gioco la stessa figura dell'editore». Si va dai mancati guadagni con la messa in rete gratuita di opere letterarie e di altro genere, ai diritti d'autore; passando per le tasse, l'Iva nella fattispecie, sui prodotti elettronici, che è del 20 per cento rispetto al 4 per cento di quella dei libri. Fino alla considerazione che negli intenti dei colossi che si muovono nel magma del digitale e affini, Amazon, Google e Apple, il peso dei libri e dell'editoria è marginale, mentre l'interesse principale è quello di vendere tecnologia.

E-book o non e-book, insomma? Amletico interrogativo, se è per questo. Perché a fronte dell'annuncio di Giunti, che ha fatto sapere di avere venduto il primo e-book sul sito di Ibs (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson), in alcuni quartieri di Torino da qualche giorno, in collegamento con il Salone, lettori (antichi, obsoleti?) di carta si scambiano romanzi, poesie, saggi, in un Book Running che, in realtà, è nient'altro che un Bookcrossing in movimento. Non si può quantificare, per adesso, il volume degli scambi. A scorrere su Internet l'elenco dei testi che passano di mano, senza spendere un centesimo, c'è da credere, come crede Roncaglia nel suo saggio sulla «quarta rivoluzione», che i libri di carta non moriranno mai. È una miscellanea che mescola felicemente la Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu e Uomini e no di Elio Vittorini, Baricco e il Voyage di Céline (scelto da Ernesto Ferrero, direttore della fiera del Lingotto), Camilleri e Beppe Fenoglio, Simenon e la Cederna, Grisham ma pure Malerba, Ken Follett e Mino Milani, la Serrano e Fred Vargas, Bevilacqua e Salman Rushdie, Casanova e Bukowski. Passatisti incorreggibili, i protagonisti del Book Running? Forse. Eppure esistono. E resistono.

la Repubblica di Massimo Novelli, 14/05/2010

martedì 18 maggio 2010

Elezioni Studentesche

Dopo lo spoglio delle schede, è tempo di analizzare il voto delle elezioni universitarie del 12 e 13 maggio per i vari organi rappresentativi: il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), il Consiglio Studentesco, i Consigli di Facoltà, i Consigli di Corso di Laurea, il consiglio d'amministrazione, il senato accademico, vari consigli regionali per il diritto allo studio, il comitato per le attività sportive (CUS). Chi ha vinto le elezioni?

Come sempre, in maniera quasi surreale, tutti i gruppi politici hanno cantato vittoria. Cerchiamo di analizzare i dati con un po' di obiettività.

Il primo dato, probabilmente il più significativo, è quello della scarsissima affluenza alle urne. Nelle università in cui si votava non solo per il Cnsu ma anche per gli altri organi di rappresentanza c'è stata una maggiore affluenza rispetto agli atenei in cui si votava solo per la rappresentanza nazionale. Ecco alcuni dati dell'affluenza, città per città: Enna 33%, Firenze 3,5%, Palermo 29%, Roma-Sapienza 6%, Cassino 20%, Cagliari 7%, Bergamo 3,2%, Milano-Statale 7%, Roma Tre 17,8%.

Come si spiega la scarsa affluenza? Due i motivi: innanzitutto lo scarso peso politico del Cnsu, ma soprattutto il boicottaggio delle elezioni di alcune liste importanti, come il Coordinamento Universitario Link, che hanno scelto di non votopresentare le proprie liste perché non si riconoscono nel Cnsu.

Prima lista nel totale dei collegi è stata la lista di sinistra dell'Unione degli Universitari, che supera i 53.000 voti in tutta Italia. "Siamo molto soddisfatti del risultato – ha detto Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell'Udu – una conferma del dissenso studentesco che già l’Onda denunciava due anni fa e che abbiamo continuato a portare nelle piazze anche nei ultimi due anni. Un disagio generazionale – continua Paterna – che il Governo Berlusconi ha inasprito e che la Gelmini ha radicato molto negli Atenei con il tentativo di soffocare il carattere pubblico dell’Università e del diritto allo studio".

Il Cnsu (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) rimane però a maggioranza di centrodestra, con 18 eletti su 30. Il movimento neofascista del Blocco Studentesco non ha sfondato e non avrà nessun rappresentante nel Cnsu.

Determinante nel computo dei voti è stata, va sottolineato, la divisione in quattro macro-distretti elettorali, ognuno dei quali eleggeva 7 rappresentanti, senza tenere quindi conto dei dati a livello nazionale. Nel Cnsu quindi il centrodestra avrà la maggioranza pur avendo raccolto 13.000 voti in meno delle liste di sinistra.

uduNei distretti Nord Est e Nord Ovest il risultato è stato il medesimo: 3 eletti per il Clds (Comunione e Liberazione), 3 per il centrosinistra e 1 per Azione Universitaria. Nel distretto del Centro il centrodestra conquista 3 seggi, altri 3 vanno all'Udu e quello restante a Comunione e Liberazione. Nel distretto Sud 3 seggi al Pdl (2 a Studenti per la Libertà e 1 ad Azione Universitaria, che correvano da soli), 1 al Clds, 1 all'Udu e 2 alla Confederazione (formazione di candidati indipendenti). Per finire l'analisi dei dati delle eleizoni del Cnsu, il dottorando e lo specializzando eletti sono rappresentanti delle formazioni di centrodestra.

Milano
Negli atenei meneghini domina, come da tradizione, Comunione e liberazione, che vince le elezioni alla Statale, in Bocconi, all'Università Cattolica e al Politecnico. Basissima però l'affluenza, che si è attestata intorno al 7%. Nelle elezioni interne dell'Università Bicocca invece la sinistra ha sbancato con il 60% dei voti. Tra gli atenei milanesi si distingue per numero di stduenti che sono andati a votare il Politecnico, dove c'è stata un'affluenza del 9,53%.

Roma
Sui 133.866 aventi al diritto al voto si sono recati alle urne soltanto 8.051. Alla Sapienza vince Azione Universitaria, ma la vera sorpresa è a Tor Vergata che per la prima volta vede eleggere al senato accademico un candidato del Blocco studentesco. La sinistra si dice soddisfatta, perché ha aumentato da due a tre i suoi rappresentanti. Restano fuori invece i candidati di Comunione e Liberazione. A Roma Tre si impone Azione Universitaria, con in seconda posizione la lista di centrosinistra.

lecce-azione-universitaria-riparteCome vi avevamo preannunciato entrambe le parti politiche tirano l'acqua al proprio mulino. Il Ministro Giorgia Meloni appare raggiante: "Questo voto, persino migliore delle aspettative, è un forte sì alle riforme del governo per un reale diritto allo studio e una reale rivoluzione del merito, e un secco no al sistema perverso delle baronie, del nepotismo e della gerontocrazia imperante nell'Universita' italiana. I proclami contro la riforma Gelmini ed il Governo si sono rivelati un bluff".

Non ci stanno i rappresentanti delle liste di sinistra che rispondono in modo ironico: "Sicuramente i ragazzi di Silvio Berlusconi hanno bisogno di comprensione – dice sempre Giorgio Paterna, Coordinatore Nazionale dell'Udu – ci rendiamo conto che, per i ragazzi del Pdl, non aver servito al Padron Silvio risultati plebiscitari sia difficile da giustificare al loro capo e che siano rimasti ancora frastornati dai 53.000 voti che l'Udu ha ottenuto in tutta Italia affermandosi prima lista. Ma siamo comprensivi. Capiamo la loro difficoltà e il loro l'imbarazzo. Lo spiegheremo noi, in CNSU come nelle piazze, ai vari Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti, Mariastella Gelmini – continua Paterna – che il risultato straordinario della nostra lista alle elezioni universitarie nazionali trova, tra le sue ragioni, un forte dissenso degli studenti verso di loro, verso quei governanti che vogliono distruggere l'Università pubblica e il diritto allo studio, che stanno cancellando il futuro delle giovani generazioni".

venerdì 14 maggio 2010

Lezione con Ferrandi

Con le recenti elezioni inglesi i giornali cartacei hanno vissuto un momento critico, dovendo trovare un titolo appropriato da inserire in prima pagina con il rischio di prendere una cantonata. E’ successo al Corriere della Sera che ha osato troppo ed ha sbagliato attribuendo a David Cameron una maggioranza di seggi utili a governare che, in realtà, non c’era. Premiata al contrario la linea soft di Repubblica.
In questa circostanza i continui aggiornamenti dei quotidiani on line hanno stracciato la carta stampata.
Nelle stesse ore però i quotidiani on line hanno dimostrato anche i loro limiti. Il panico a Wall Street si è scatenato tra le 20.40 e le 21 ore italiane. Un operatore (secondo alcuni di Citigroup avrebbe commesso un errore nell'immettere un ordine (secondo la la Cnbc avrebbe digitato la b di billion anziché la m di million), scatenando il panico tra gli operatori, resi ipersensibili dalle notizie in arrivo dall'Europa. Nello specifico l'ordine errato avrebbe riguardato Procter & Gamble (-2,27%), in rosso di 37 punti percentuali. I quotidiani on line hanno attribuito il crollo delle borse al possibile default greco, travisando completamente la notizia.

Le innovazioni di Internet nascono quasi sempre dalle zone marginali. Il primo quotidiano italiano ad avere un'edizione on line “pensata”, ad esempio, è stato L'Unione Sarda; il primo giornale americano ad andare on line è stato il News & Observer del North Carolina.
I giornali on line hanno molti meno giornalisti in redazione nonostante lavorino di più. Ciò accade perché è difficile convincere i giornalisti vecchio stampo a trasferirsi su internet. All’estero, le redazioni hanno iniziato a fondersi e a collaborare. In Italia, come sempre, tardiamo.
Il modello di business scelto premia l'advertising on line, quelle che interessano sono le pagine più viste. La parte alta della homepage contiene le notizie più cliccate, tra le quali solitamente compare il "boxino morboso".
“la Repubblica” ha aperto varie redazioni locali per avere un maggior appeal nazionale. Per Parma si è deciso di aprire solo l'edizione on line, evitando così un grosso investimento.
Lo scopo delle edizioni locali è quello di creare una comunità; sempre più i siti si struttureranno come social network.
I quotidiani on line sono di bassa qualità per ragioni strutturali, la mancanza di risorse e investimenti è dovuta al fatto che non si è ancora riusciti a trovare un modo per ottenere i fondi necessari.
In Le fotografie utilizzate sono di fotografi freelance o prese dalle agenzie di stampa, per questo si ritrovano le stesse immagini nei diversi quotidiani.
Boston.com è il blog del “Boston Globe”; costruisce reportage con fotografie prese dalle agenzie di stampa. È un modo di fare fotogiornalismo con pochissima spesa.
Le Monde.fr, ottimo sito internet attento a non spostare troppo la parte destra del borsino notizie tecnologiche e sportive.
Le Figaro: impostazione di destra, più simile ai giornali italiani.Sono presenti notizie soft e tendenti allo slogan, rispetto alla Monde le notizie cambiano più velocemente.
Liberation:giornale più piccolo di un tabloid, è stato ridisagnato come una rivista.All’interno di pagine tematiche sono pochi gli argomenti.
News Aggregator:
- The Huffington Post, un esempio di news aggregator di grande successo;
- Real Clear Politics, il modo migliore per avere informazioni sulla vita politica americana;
- Politico, sempre dedicato alla vita politica americana, è uno dei siti più visti; sono presenti numerosi approfondimenti;
- Il Post di Luca Sofri, uno dei news aggregator italiani più importanti, ha una parte di contenuti prodotta da collaboratori, oltre a vari approfondimenti.

giovedì 6 maggio 2010

mercoledì 5 maggio 2010

La Stampa è in testa!

Dai dati Audipress del primo trimestre 2008 ad oggi si nota che:
(Media lettori al giorno-in migliaia)
-Il Giornale passa da 654 a 767 con un incremento pari a 113
-LA STAMPA passa da 1.449 a 1.693 con un incremento pari a 244
-la Repubblica passa da 3.069 a 3.209 con un incremento pari a 140
-CORRIERE DELLA SERA passa da 2.906 a 2.870 con un decremento pari a 36 -1.2%
-il sole 24 ORE passa da 1.122 a 1.032 con un decremento pari 90 -8.0%

Diffusione, Vendita e Audipres

In editoria si definisce diffusione il numero di copie consegnate ai lettori. Si calcola sottraendo alla tiratura, cioè il numero di copie stampate ad eccezione degli scarti, la resa, cioè le copie non distribuite.
La diffusione è suddivisa in:
* vendita in blocco: le copie vendute tramite vendita diretta
* abbonamenti da quota associativa: le copie inviate tramite gli abbonamenti riservati ai soci dell'attività editoriale
* diffusione a pagamento: le copie venduta e inviate tramite abbonamenti a pagamento
* diffusione gratuita: le copie omaggio e quelle in abbonamento gratuito (sono quelle che le case editrici, a causa della crisi in cui versano, hanno eliminato).

NOTA INFORMATIVA

L’edizione Audipress 2010/I è stata esaminata dal Consiglio di Amministrazione di Audipress Srl, riunitosi in data odierna sotto la Presidenza di Vincenzo Vitelli.

Questa edizione deriva dalla cumulazione dei campioni rilevati nell’Autunno 2009 (21 settembre – 20 dicembre 2009) e nel 1° ciclo 2010 (11 gennaio – 28 marzo 2010).

Ricordiamo che a partire dalla rilevazione Autunno 2009, Audipress ha deciso di dotarsi di una nuova architettura di indagine, allungando il periodo di rilevazione (circa 10 mesi), aumentando la frequenza di uscita dei dati (quadrimestrali), fornendo al mercato dati più freschi ed inserendo inoltre nel questionario una sezione web, per rilevare la duplicazione tra la lettura su supporto cartaceo e la visita del sito web solo per la testata dichiarata.
I cicli di rilevazione sono tre, realizzati indicativamente tra: metà gennaio-marzo; aprile-metà luglio; metà settembre – dicembre. La rilevazione viene quindi sospesa solo nei periodi estivo e natalizio: si tratta dunque di un’indagine continuativa.
Per l’indagine quotidiani, la dimensione campionaria annua è di 33.000 interviste base (ripartite in tre cicli di 11.000 interviste ciascuno). La pubblicazione dei dati avviene cumulando i due cicli più recenti (11.000 interviste x 2 = 22.000 interviste base).
Per l’indagine periodici, la dimensione campionaria annua è di 21.000 interviste base (ripartite in tre cicli di 7.000 interviste ciascuno). La pubblicazione dei dati avviene cumulando i tre cicli più recenti (7.000 interviste x 3 = 21.000 interviste base).
Per quanto concerne la sezione web, le domande relative alla visita dei siti web delle testate per cui è stata dichiarata la lettura sono collocate al termine della sezione lettura su supporto cartaceo.

L’indagine oggi pubblicata ha comportato un aggiornamento significativo della precedente struttura metodologica, che era stata sperimentata in concreto nell’Autunno 2008. Su tale base, con il supporto attivo del Comitato Tecnico nel primo semestre 2009, si è definita la nuova architettura di indagine.

Tale aggiornamento comporta quindi che i dati dell’edizione Audipress 2010/I non sono in alcun modo comparabili con l’ultima edizione pubblicata, 2008/I.

Si ricorda infine che gli Istituti esecutori del field sono Doxa ed Ipsos; il disegno del campione e l’elaborazione dei dati sono stati effettuati da Doxa; i controlli sono a cura di Reply.
Audipress Srl è lieta di essere a Vostra disposizione per qualsiasi dubbio od approfondimento si rendesse necessario.

Milano, 4 maggio 2010

AUDIPRESS SRL
(Di seguito riporto i dati)

Dati Audipress